Apologo minore, ma non troppo
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foto di Emanuele Gambula (da Flikr)
La notizia è questa, l’hanno scritta i giornali: dal 1° ottobre i cani con peso superiore a 6 kg (praticamente quasi tutti) non potranno più salire sui treni. Motivo? Sono loro che infestano le carrozze di parassiti. Trovato il colpevole! Insomma, se le carrozze sono sporche e le toilette generalmente fanno vomitare, se le ferrovie sono state dirette da un manager che nel 2004 è stato premiato con una buona uscita di 6 milioni e 700.000 euro e per risparmiare appaltano le pulizie a pseudo ditte che pagando quattro palanche ai lavoratori non garantiscono alcunché, ebbene la colpa è dei quattro zampe. Trovato il responsabile su cui le Ferrovie dello Stato (Stato ?!) possono scaricare le loro colpe, giustizia è fatta.
Pensate ora ad un vecchio che, solo come un cane, dopo aver perso la moglie e con parenti assenti, ha trovato un cane per amico, confidente, familiare. Passa con lui giornate tristi e solitarie, l’accompagna fuori per i bisogni e così esce dalle quattro mura di casa, gli parla perché è l’unico che lo ascolta, ha un motivo per campare, perché ha lui. Ma non ha la macchina, oppure non può più guidare, e deve assolutamente spostarsi da Bari a Milano, ad esempio. Ma il suo amico cane no, non può salire in treno. Che s’arrangino, lui e il cane. E peggio per loro.
In questo tempo tutti i mali hanno bisogno di un capro espiatorio, che generalmente è rappresentato dall’immigrato. Le Ferrovie l’hanno trovato nei cani, che non possono protestare e neppure votare. Come generalmente gli immigrati.