E' la diseguaglianza la madre di tutti i malesseri sociali. In una società c'è più violenza, più ignoranza, maggiore disagio psichico, orari di lavoro infiniti? Ci sono più malati, più detenuti, più tossicodipendenti, più ragazze-madri, più obesi? All'origine di questo alto tasso di infelicità ci sarà con ogni probabilità un maggior divario tra ricchi e poveri, una maggiore diseguaglianza. Lo dimostrano, cifre alla mano, gli epidemiologi R. Wilkinson e K. Pickett nel libro "La misura dell'anima. Perchè le disuguaglianze rendono le società più infelici" (Feltrinelli), che in Inghilterra sta avendo un incredibile successo di vendite e di riferimenti in internet.
La prospettiva aperta dal libro è chiara: se si vuole avviare un nuovo ciclo di crescita che ponga al centro la qualità della vita e non solo il Pil, occorre intervenire immediatamente per ridurre la forbice sociale cresciuta a dismisura tra gli anni ottanta e i novanta. Occorre redistribuire reddito e opportunità.
Due recensioni del libro su D-Repubblica delle Donne e Corriere della Sera . Il sito Equality trust offre una serie di grafici tratti dal libro.
Due recensioni del libro su D-Repubblica delle Donne e Corriere della Sera . Il sito Equality trust offre una serie di grafici tratti dal libro.
"Working class hero" (1970) John Lennon
in una bella interpretazione dei Green Day, gruppo pop punk Usa
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