martedì 21 febbraio 2012

Canarini nella miniera



«Ho lavorato per un anno e mezzo a un disco che poi ho gettato via, come mi capita talvolta di fare. Era arrivata la crisi, avevo amici costretti ad abbandonare la casa in cui vivevano, e intanto nessun colpevole finiva in galera: non potevo occuparmi d'altro, in un momento come quello. Che cosa sta succedendo, mi chiedevo, che cosa era questa enorme spaccatura che stava aprendo una voragine nel sogno americano? Il lavoro dà identità e dignità alle persone, è ciò che permette di avere rispetto di sé stessi. L'aumento della disoccupazione mi sembrava una tragedia nazionale gigantesca e trascurata. Nella mia famiglia chi portava a casa la pagnotta è sempre stata mia madre. Non si fermava mai, è stata una grande figura per me, mentre il fallimento di mio padre ha trasformato la mia vita in un campo minato che da adolescente non riuscivo mai ad attraversare senza danni. La mia natura non è politica, e anche se da adulto ho letto e studiato per capire che cosa mi era accaduto da ragazzo, tendo a leggere gli avvenimenti in chiave psicologica più che sociologica. Per questo, la prevalenza del settore dei servizi sul manifatturiero io la interpreto così, come la mia famiglia, per questo dico che, come casa mia, una nazione non può reggersi solo sui servizi e rinunciare alla produzione, e che una società non può vincere se la promessa di uguaglianza, giustizia e libertà è spezzata. Continuo a sostenere Obama, anche se su alcuni punti come l'aiuto alla creazione di posti di lavoro poteva fare di più, e ritengo Occupy Wall Street la novità più importante degli ultimi tempi, perché ha cambiato radicalmente, e in poche settimane, la conversazione della gente. Ora tutti parlano della finanza, tutti stanno dalla parte dell'uomo comune, anche Gingrich dà dell'avvoltoio capitalista a Romney, e questo mi piace molto. Dove andremo, che cosa accadrà, non lo so, ma d'altra parte non potete chiedere risposte a quelli che fanno musica. Noi, al massimo, siamo i canarini nella miniera».

Stralci della conferenza stampa europea per la presentazione di "Wrecking ball"; parole che fanno capire il senso del nuovo album di Bruce Springsteen.
In anteprima una recensione del disco in uscita il 6 marzo.

Intanto ascoltiamo un'altra canzone in arrivo: col volume alto, fatevi conquistare!


Qui "Shackled and drawn" da rollingstone.com

"Shackled and drawn" - la terza, nella scaletta del nuovo album - è caratterizzata da un incedere spiccatamente country folk, e da un testo socialmente molto schierato che, non a caso, recita: "Gambling man rolls the dice, workingman pays the bill/ It’s still fat and easy up on banker’s hill/ Up on banker’s hill, the party’s going strong/ Down here below we’re shackled and drawn" - "Gli scommettitori giocano a dadi, i lavoratori pagano il conto/Tutto è ancora ricco e facile sulla collina dei banchieri/Sulla collina dei banchieri, dove è ancora tutto prospero/Mentre qua giù noi siamo prigionieri e sfiniti dalla stanchezza".
Da rockol.it



1 commento:

Anonimo ha detto...

Tutto vero a parte il "fallito".