A Londra si sono appena spente le fiamme di una rivolta variamente interpretata. Una storia diversa da "London's burning" dei Clash, ripetutamente citata nei servizi giornalistici di questi giorni.
"London's burning" (1977) Clash
Il sociologo della "società liquida" Zygmunt Bauman propone una chiave di lettura - controversa, ma non banale - di quanto accaduto a Londra.
"... Gli oggetti del desiderio, la cui assenza provoca una reazione scomposta e rabbiosa, sono oggi sempre più numerosi e variegati - il loro numero, anzi, aumenta di giorno in giorno, assieme alla tentazione di impadronirsene. Così crescono di pari passo il malumore, la rabbia, l' umiliazione, il risentimento rinfocolato dal non averli, come pure l' impulso di distruggere tutto ciò che non si può ottenere. Il saccheggio e l' incendio dei negozi sono la conseguenza di quello stesso impulso e soddisfano quello stesso desiderio. Oggi siamo tutti consumatori, innanzitutto e soprattutto consumatori, consumatori per diritto e per dovere...
Compro, ergo sono. Comprare o non comprare, questo è il problema. Per i consumatori senza accesso al mercato, i veri poveri di oggi, il non poter acquistare è lo stigma odioso e doloroso di una vita incompiuta, la conferma della propria nullità e incapacità. Non semplicemente l' assenza di ogni piacere, bensì l' assenza della dignità umana, l' impossibilità di dare un senso alla propria vita e, da ultimo, la privazione stessa di umanità, autostima e rispetto per gli altri".
In questi stessi giorni i media hanno ricordato l'anniversario della costruzione del muro di Berlino (agosto 1961).
"Summer 78" è un brano del film "Good bye Lenin", nel quale il muro fa da spartiacque tra due periodi.
"Summer 78" (2003) Yann Tiersen
I due fatti, diversissimi, stimolano un accostamento, complice lo stesso Bauman che così prosegue nel suo articolo:
"... I supermercati saranno anche cattedrali aperte al culto per i fedeli, ma per gli esclusi, gli scomunicati, gli indegni, per tutti coloro che sono stati allontanati dalla Chiesa del Consumo, essi rappresentano le postazioni del nemico, erette nei deserti dell' esilio. Quei bastioni fortificati sbarrano l' accesso ai beni che tutelano altri da un così triste destino... Griglie e saracinesche di ferro, telecamere di sorveglianza, guardie di sicurezza appostate all' ingresso e in borghese all' interno, non fanno altro che confermare l' atmosfera di campo di battaglia e di ostilità in corso. Queste cittadelle armate e sorvegliate, popolate di nemici asserragliati nel territorio di coloro che non hanno, ricordano agli abitanti, giorno dopo giorno, la loro miseria, la loro incapacità, la loro umiliazione. Insolenti nella loro presuntuosa e arrogante inaccessibilità, sembrano urlare parole di sfida e provocazione: ma a che cosa?"
Qui il testo integrale (Corriere della Sera,11 agosto), con un titolo tradotto in modo arbitrario.
Ci aspettano, dunque, nuovi muri e società autoritarie per contenere la brace che cova sotto la cenere, dalla quale ripetutamente scaturiscono rivolte che non cambiano la situazione? Il sociologo non ha risposte, figuriamoci questo blog. Il compito spetterebbe a governi lungimiranti e forze politiche che non ritengano mercati, finanza, profitto idoli intangibili. Uguaglianza, beni comuni, cooperazione sono le parole dell'alfabeto per un altro futuro.
Ma questo post è stato insolitamente lungo e troppe cose ha messo in relazione, sicché lasciamoci con i baci che "sovrastano" una rivolta d'altra natura.
Le tre foto di questo post si possono ingrandire: cliccaci sopra.
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