venerdì 25 febbraio 2011
I treni della felicità
Dal 1946 al 1952 migliaia di famiglie decisero di accogliere nelle loro case di Ancona, Ravenna, Follonica, Voltana e tante altre città delle Marche, dell’Emilia Romagna, della Toscana, una moltitudine di bambini sfortunati, provenienti dal Sud dell'Italia e vittime delle conseguenze belliche, di rivolte operaie sedate col sangue, di calamità naturali. Li chiamavano “I treni della felicità”, in verità trasportavano disperazione, lacrime e diffidenza. La felicità sarebbe arrivata più tardi, con lo sciogliersi delle paure al calore di affetti inaspettati, sorprendenti e sconosciuti. Una forma di adozione temporanea, che fece scoprire a quei ragazzi un’altra Italia. Quella dove si mangiava tre volte al giorno, dove il gelato non era di ricotta e le scarpe non bisognava più nasconderle di notte sotto il cuscino.
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