Emile Dequenne nel film "Rosetta" - clicca sulla foto per ingrandirla
Basta poco.
Una foto parla da sola e una frase ripetuta a mò di esorcismo è sufficiente ad indicare una scarna, ma fondamentale scala dell'esistenza.
"Tu ti chiami Rosetta. Io mi chiamo Rosetta. Tu hai trovato un lavoro. Io ho trovato un lavoro. Tu hai trovato un amico. Io ho trovato un amico. Tu hai una vita normale. Io ho una vita normale. Tu non finirai in un buco nero. Io non finirò in un buco nero. Buona notte. Buona notte".
"Rosetta" (1989) Luc e Jean Pierre Dardenne
"Rosetta vive con la madre alcolizzata in una roulotte ai margini di una qualsiasi città del Belgio, sempre in lotta con i lavori che vanno e vengono, i licenziamenti immotivati, le furbizie dei padroni, le ingiustizie subite sul posto di lavoro e la povertà, quella vera. Corre sempre, Rosetta, coi suoi scarponcini, tra il lavoro e la sua immobile casa su ruote, tra il tentativo di guadagnarsi da vivere e la madre da accudire, tra il sogno di una vita decente e la necessità orribile di tradire per poter sopravvivere nella giungla della miseria." Irene Bignardi
Nessun commento:
Posta un commento