Ha ragione Roberto D'Agostino: "E' un autospot formidabile, un selfie all’ennesima potenza, sta diventando l’unico tormentone di un’estate senza tormentoni... Straordinaria beneficenza per chi lo fa, e si posta in rete. La secchiata d’acqua in testa fa subito simpatia. Ma diciamo la verità: nessuno parla più della Sla, la malattia se la sono già dimenticata tutti. L’Ice Bucket è autopromozione allo stato puro spacciata per altruismo." E prosegue sarcasticamente sul suo sito: "Affetti da cinismo di massa, aspirando a vivere in divina pubblicità, succede che politici, divi televisivi, canzonettari da balera, grandi firme della moda, scrittori e giornalisti, hanno scoperto la beneficenza come alibi per creare gigantismi autopromozionali. Una luccicante e pacchiana kermesse dove tutto, malato di Sla compreso, fa spettacolo. Non è carità: è tornaconto. Come rubare i soldi dal piattino della cieca. Nel senso che offrono poco "cash", ma ricevono molti "flash"." Infatti, in Italia pochissimi di quelli che si sono messi in mostra hanno versato qualcosa di tangibile per sostenere la ricerca contro la Sla, come sostiene l'Associazione Aisla. Mentre gli ultimi governi hanno continuamente tagliato le risorse del fondo per la non autosufficienza.
Come si legge nel sito dell'Aisla,la Sla "ha una caratteristica che la rende particolarmente drammatica: pur bloccando progressivamente tutti i muscoli, non toglie la capacità di pensare e la volontà di rapportarsi agli altri. La mente resta vigile, ma prigioniera in un corpo che diventa via via immobile." La testimonianza di un malatosul "Messaggero" di oggi.
"Something to believe in" (2014) King Creosote Inizia con "Qualcosa in cui credere" la raccolta "From Scotland from love", l'ultimo lavoro di King Creosote (nome d'arte di Kenny Anderson) che fa da colonna sonora all'omonimo documentario di sole immagini di repertorio con il quale viene narrata la Scozia del Novecento. Qui sotto il video ufficiale di un'altra canzone dello stesso album, sulle immagini del film.
"For one night only" (2014) King Creosote
Il film mostra la vita quotidiana delle persone: amore, sconfitte, guerra, resistenza, emigrazione, lavoro, gioco. Come ha scritto
Ondarock.it
"il momento più intenso dell’album è affidato al fervore politico e sociale di “Pauper’s Dough”, un potente crescendo corale dall'incedere fiero, che si staglia con forza sulle immagini e sulla musica, in un raro esempio di folk privo di dimensione temporale ma inesorabilmente legato alla voglia di riscatto e giustizia sociale". Ecco la canzone.
"Pauper's Dough" (2014) King Creosote Qui sotto, il breve ma significativo trailer ufficiale, nel quale "Pauper's Dough" si accompagna alle giuste immagini del film.
Toh, il grande quotidiano "Repubblica" se ne accorge dopo anni. Ed accenna ad un'autocritica.
"Nulla piace di più agli adulti con smartphone che fare la rivoluzione senza uscire dal pigiama. Superata l'adolescenza, età in cui li si usa per obiettivi concreti quali chiedere che Justin Bieber faccia un concerto dalle nostre parti, i social network vengono restituiti alla loro più irresistibile vocazione: quella di lotta e di divano. Un "mi piace" di qua, un cancelletto di là, e prima ancora del caffè già ci sentiamo politicamente impegnati: prendendoci il solo disturbo di un hashtag, che riuscirà là dove i mediatori di pace hanno fallito; o di un like che, si sa, è partecipazione".
Beh, passai da casa tua l'altro giorno Tua madre disse che te ne eri andato Disse che non c'era nulla che avrei potuto fare Non c'era nulla che nessuno avrebbe potuto aggiungere Io e te ci conoscevamo sin da quando eravamo sedicenni Speravo che l'avrei saputo Speravo che ti avrei potuto chiamare Soltanto per dirti ciao, Bobby Jean Eri rimasto attaccato a me quando tutti gli altri si voltavano, storcevano il naso Amavamo la stessa musica, amavamo le stesse bands, amavamo gli stessi vestiti Ci dicevamo l'un l'altro che eravamo i più sfrenati La cosa più folle che avessimo mai visto Beh, speravo che l'avrei saputo Speravo che ti avrei potuto chiamare Soltanto per dirti ciao, Bobby Jean Camminavamo nella pioggia parlando della paura che avevamo nascosto al mondo Adesso non c'è nessuna persona, nessun luogo, nessuno mi capira' mai come facevi tu Può darsi che tu sia qua fuori o in quella strada da qualche parte In qualche autobus o treno viaggiando lontano In qualche stanza di un motel dove ci potrà essere una radio che suona e tu mi ascolterai cantare questa canzone Beh, se è così sappi che sto pensando a te E a tutte le miglia tra noi E ti sto giusto chiamando un'ultima volta Non per farti cambiare idea Ma solo per dirti che mi manchi amico Buona fortuna, addio Bobby Jean