mercoledì 3 aprile 2013

L'ingenuità della rete



Questo post è rimasto quasi due anni nelle bozze di red-un'altravita. 
Rispunta fuori ora, poiché si parla molto e a sproposito di iper-democrazia della rete, per segnalare un libro che The Economist aveva definito "Divertente e dissacrante. Non è solo un bel libro da leggere: è anche una risposta provocatoria e illuminante al cyber-utopismo che circola ovunque in rete".
















"Twitter Revolution: se ne è parlato per l’Iran nel 2009, per la Cina e ora per l’Egitto: prima ancora che lo scontento dei cittadini, il grande protagonista delle proteste sembra essere stato il web. La convinzione che le tecnologie digitali siano lo strumento perfetto per la creazione della democrazia corrisponde alla realtà?
Morozov, in antitesi all’ottimismo utopista di pensatori come Clay Shirky, documenta come anche governi tutt’altro che democratici usino le piattaforme digitali piegandole ai loro fini. In Russia e in Cina, scrive, gli spazi di intrattenimento online sono studiati apposta per allontanare l’attenzione dei giovani dalla partecipazione civile. Internet non è inequivocabilmente buona, insomma; Twitter e Facebook non hanno giocato alcun ruolo cruciale; e la rivoluzione sarebbe accaduta con o senza di loro. Pensare alla rete come a un propagatore naturale di democrazia è fuorviante e pericoloso: la strategia più efficace per garantire forme efficaci di cambiamento sociale è rimanere calati solidamente nella realtà."
"L'ingenuità della rete", Codice Edizioni (2011)

Evgeny Morazov, classe 1984, scrive su New York Times, Washington Post, The Economist. Negli Usa è uscito il suo nuovo libro, qui recensito da Wired

 

Per proseguire l'argomento, ecco un bell'articolo pubblicato oggi su Dayly Wired.


L'illusione della neutralità e la democrazia elettronica 

"...Può Internet rappresentare davvero un ausilio per la vita democratica? Ha senso parlare di democrazia elettronica, di agorà elettronica? 
Le opportunità e i punti di forza offerti dalla tecnologie dell'informazione sono tanti: accesso alle immense basi di conoscenza, discussioni più ampie ed approfondite, decisioni più informate, opportunità di estendere la partecipazione anche a chi ha difficoltà a spostarsi fisicamente, maggiore trasparenza e possibilità di controllo dal basso, costi contenuti degli strumenti stessi. 
Sono tanti però anche i rischi e le debolezze: rischio di una partecipazione deresponsabilizzata ed anonima, sfumatura delle diversità (sociali, di culture, di genere), confusione tra mondo reale e mondo digitale, tra istituzioni reali e comunità virtuali, eccessiva accelerazione dei processi decisionali, sovraccarico di informazioni, assenza di regole decisionali e linee guida consolidate dovute a scarsa esperienza (con il rischio di ricadere nella vecchia situazione di uno solo al­ comando), risorse economiche e culturali per accedere a Internet non ancora alla portata di tutti, rischio di perdere le caratteristiche fondamentali della democrazia... 
La democrazia è troppo importante per lasciarla solo al software, si chiamasse pure Liquid Feedback."
Norberto Patrignani, 3 aprile 2013, Daily.Wired.it  L'articolo completo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non è un'illusione...Basta guardare alle Open Community.E volendo senza arrivare a bitcoin cera già LETS (http://en.wikipedia.org/wiki/Local_exchange_trading_system).Sono scelte che non si vogliono fare.La mano invisibile non esiste in natura, se uno la sostiene la deve per forza sostenere in termini artificiali.