Non correre. Fermati. E guarda. Guarda con un solo colpo dell’occhio la formica vicino alla ruota dell’auto veloce che trascina adagio adagio un chicco di pane e così cura paziente il suo inverno. Guarda. Fermati. Non correre. Tira il freno alza il pedale abbassa la serranda dell’inferno. Guarda nel campo fra il grano lento e bianco il fumo di un camino con la vecchia casa vicina al grande noce. Non correre veloce. Guarda ancora. Almeno per un momento. Guarda il bambino che passa tenendo la madre per mano il colore dei muri delle case le nuvole in un cielo solitario e saggio le ragazze che transitano in un raggio di sole il volto con le vene di mille anni di una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare. Fermati. Per un momento. Prima di andare. Ascoltiamo le grida d’amore o le grida d’aiuto il tempo trascinato nella polvere del mondo se ti fermi e ascolti non sarai mai perduto. Roberto Roversi
Qui si può ascoltare "Tu parlavi una lingua meravigliosa" (Roberto Roversi-Lucio Dalla).
Anche l'ultimo naufragio di migranti al largo di Lampedusa è scomparso presto da giornali e tv. Il nevrotico tritacarne mediatico dimentica in fretta.
"L'Italia è come un braccio che si stacca dalla spalla muscolosa delle Alpi e se ne va verso sud est nel Mediterraneo, e a mano aperta la Puglia e la Calabria sono le estremità e la Sicilia vicina è un fazzoletto al vento che saluta"
Erri De Luca
"Ritals" (2006) Giammaria Testa
Eppure lo sapevamo anche noi l'odore delle stive l'amaro del partire Lo sapevamo anche noi e una lingua da disimparare e un'altra da imparare in fretta prima della bicicletta
No, non questi mercati. Quelli descritti qui sotto. "Si legge che il voto greco “non basta ai mercati” e ci si ingegna di capire che cosa basti, ai mercati: la consegna immediata di tutte le ragazze vergini? La testa del Battista su un piatto d’argento? La donazione di ogni bene pubblico e privato al circolo ricreativo dei banchieri? L’uso obbligatorio del papillon? Ma poi, soprattutto:chi diavolo sono, questi misteriosi “mercati”? Hanno fisionomia giuridica, un portavoce, un responsabile, un legale rappresentante, qualche nome o cognome al quale, all’occorrenza, presentare reclamo? Qualcuno ha mai votato per loro? Se sbagliano, si dimettono? Quando e dove è stato deciso che il loro giudizio (il famoso “giudizio dei mercati”) conta più del giudizio dell’intera classe politica mondiale? Perfino i più esecrabili dittatori ci mettono la propria faccia, e a volte finiscono la carriera appesi a un lampione. Perché i mercati no? Se contano tanto (tanto da affamare i popoli, volendo, e tanto da salvarli, sempre volendo) perché sono l’unico potere, in tutto l’Occidente, che non si espone mai, non parla nei telegiornali, non viene intervistato, fotografato, incalzato? Perché siamo tutti ai piedi di un’entità metafisica che per giunta non dispensa alcun genere di risarcimento spirituale, anche scadente?" Michele Serra, 19 giugno 2013 ("L'amaca" - La Repubblica)
clicca sull'immagine per ingrandirla Una risposta arriva dal principale quotidiano economico-finanziario italiano, Il sole 24 ore: "I mercati possono essere rappresentati come una grande ragnatela. A tesserla sono quelli che vengono definiti i “giganti della finanza”: banche, i grandi fondi e le agenzie di rating. I big non solo muovono da soli e per conto di terzi masse enormi di denaro, ma con i loro report influenzano gli altri". Il sole 24 ore, 6 agosto 2012 Nell'articolo si elencanoI padroni del mercato, ecco chi comandae sidisegna la ragnatela (vds cartina).
Alcune foto della mostra "Minatori - Mineros" di Adriano Mauri. "Sono loro a raccontare la miniera, i loro visi e i loro sguardi. Lo sguardo di chi vive una buona parte del suo tempo nel sottosuolo è diverso, perché riporta alla luce la memoria del buio, un buio che segna l’anima come un tatuaggio.
È un bianco immacolato a fargli da sfondo. Nessun contesto, nessuna posa, nessun colore. Solo loro, in bianco e nero.
Il nero del carbone e il bianco dell’anima di questi straordinari uomini. Adriano Mauri, 2011.
Quila galleria di volti dei minatori. A Nuraxi Figus, in Sardegna, si lavora a 500 metri sotto terra, nell'ultima miniera di carbone d'Italia, dal futuro ora più che mai incerto. Dal 26 agosto un centinaio di operai asserragliati nelle gallerie a 370 metri di profondità chiedono al Governo un intervento deciso perché si predisponga in tempi utili la documentazione che consentirebbe di partecipare al bando dell'Unione Europea per il rilancio della miniera, con la produzione di energia pulita dal carbone attraverso la cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica nel sottosuolo.