mercoledì 18 novembre 2009

Strade di ferro

"E' importante che lo sappiate, il treno viaggia solo a sinistra. Se c'è doppio binario lui occupa rigorosamente quel lato. Left, gauche, izquierda. Solo in casi specialissimi - lavori sulla linea, catastrofi - lo spostano a destra per il tempo minimo necessario. L'operazione ha un nome tecnico preciso: "Binario illegale". Indica che la destra è una temporaneità così straordinaria da essere fuori legge...fantastico...".
"L'Italia in seconda classe" di Paolo Rumiz (Feltrinelli, 2009).

Diario di un viaggio lungo oltre 7.000 km, su e giù per l'Italia attraverso tratte ferroviarie minori e semisconosciute, come quella che si vede nel primo video qui sotto. Un atto d'amore verso il treno ed una pungente denuncia di un modello di sviluppo che ha castrato molte strade di ferro.



Il treno è il protagonista di tante storie. Eccone alcune.
Qui sotto un Guccini d'annata (1982!) nella sua più celebre canzone. Anche in mp3, versione live


"La locomotiva" (1972) Francesco Guccini

Un avvincente film quasi per intero ambientato su un treno.

"Runaway Train" A trenta secondi dalla fine (1985) Andrei Konchalovsky

La scena finale di uno straordinario film che in forma allegorica narra l'Olocausto degli ebrei durante la seconda guerra mondiale.


"Train de vie" (1998) Radu Mihaileanu

Una canzone di Rino Gaetano, che ci parla anche di storie italiane.


"Agapito Malteni, il ferroviere" (1974) Rino Gaetano
interpretata oggi da un gruppo dal nome singolare: Operai della Fiat 1100 (da un'altra canzone di Gaetano).

Avanza la modernizzazione, una di quelle parole che nascondono tutto e nulla, spesso fregature.
"Presa diretta", la trasmissione Rai di Riccardo Jacona ha svelato l'imbroglio.
18 anni fa è stato presentato per la prima volta il progetto della TAV, l'alta velocità ferroviaria. Era prevista una spesa di 15 miliardi di euro, quasi tutto da capitali privati. I politici dell’epoca, infatti, avevano promesso che l’opera si sarebbe in parte autofinanziata e che il 60 per cento dei quindici miliardi necessari alla sua realizzazione sarebbero arrivati da investitori.
La realtà è stata ben diversa: i quindici miliardi sono già diventati 32 e ancora la TAV non è finita. Purtroppo l’alta velocità è tutta a carico del cittadino che la sta pagando con le tasse perché per trovare i fondi lo stato italiano si è indebitato per decenni. Ci vorranno due generazioni per saldare il debito che ha contratto.
Nel frattempo Trenitalia punta tutto sulle frecce rosse ed il resto del trasporto (pendolari, merci) va a ramengo.

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